PAOLO ROSSI: Determinazione innata, umanità sconfinata

Quelle che seguono sono alcune citazioni dall’ultima autobiografia di Paolo Rossi con sua moglie Federica Cappelletti, libro che ho scoperto e letto putroppo dopo l’improvvisa morte di Paolo, avvenuta il 10 dicembre 2020. Mi ha colpito scoprire che sin da bambino si comportava da atleta, pur di non lasciare nulla di intentato allo scopo di inseguire il suo sogno: rinunciò a molte delle cose che allietano le giornate dei bambini per realizzare la sua aspirazione, quella che sentiva scorrergli forte nel sangue. Come poteva il Paolo Rossi bambino compiere rinunce che pesano anche a un adulto che è invece in grado di soppesarne tutti i vantaggi?

Paolo Rossi, l’unico campione del calcio che abbia mai avuto come idolo. Leggendo la sua storia è facile capire cosa ammaliava tanti, oltre lo straordinario talento: la sua esemplare umanità. Chi l’ha amato, da vicino o, putroppo, da lontano come me, non lo dimenticherà mai e gli riserverà sempre un posto speciale nel suo cuore.

Non guarda i cartoni animati perché li ritiene noiosi, detesta le feste comandate, gli amici pochi purché buoni, non litiga mai con il fratello più grande perché la mamma gli ha insegnato il rispetto e la condivisione, ma il calcio è il suo chiodo fisso. L’ambizione lo divora. È il fuoco dentro che pulsa. Il sangue che scorre nelle vene. La determinazione inconsapevole.

Paolo rispetta sua madre, ma non intende arrendersi al destino crudele che lo sta inseguendo da tempo. Spera solo di non essere cacciato dalla Juventus, prega, cerca di farsi vedere forte. Con il solito ottimismo, che lo salva. Si dice pronto a ricominciare da capo. Ci prova. Ingoia.

Amelia ha finalmente capito che suo figlio aveva ragione. Che questa era davvero la sua strada e che fare il ragioniere non sarebbe stata la scelta giusta. Per fortuna, Paolo non si è mai arreso! È stato determinato, anche quando lei lo ha sgridato e fatto disperare.

Enzo Bearzot a Paolo Rossi sulla squalifica di due anni:

“Oggi più che mai sfrutta la tua collera, la tua determinazione. Trasforma il tuo risentimento in grinta! Chi è cosparso di cicatrici ha più forza. Non dimenticarlo!”

“Coraggio, ragazzo, coraggio. La forza del fulmine è impressionante, Paolo, imprevedibile. Nessuno sa quali bersagli colpirà, nessuno sa quali danni provocherà. Ma adesso è tutto finito, bisogna rialzarsi e ripartire dalle macerie.”

Subito dopo il fischio conclusivo della finale dei Campionati del Mondo 1982, Italia-Germania 3-1

Sorride, finalmente disteso. Realizzato. La vita ha fatto il suo corso, la sua determinazione lo ha portato lontano. Molto lontano. Dove voleva. In cima alla vetta più alta. Ce l’ha fatta, contro le insidie della quotidianità, oltre i tre menischi rotti e la cattiveria di chi lo ha voluto punire con uno stop, aberrante, di due anni. Il suo talento e la risolutezza lo hanno premiato.

Enzo Bearzot a Paolo Rossi, l’ultimo incontro:

«Non devi aggiungere più nulla Paolino, o dimostrarmi qualcosa. Hai pagato quello che non dovevi pagare e dimostrato al mondo che sei un fuoriclasse. E che sai reagire alle ingiustizie»

da “Paolo Rossi con Federica Cappelletti – Quanto dura un attimo”

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